Ansia e depressione: serve meditare?

Un’analisi recente dell’Università Johns Hopkins su ricerche precedentemente pubblicate rivela che con una trentina di minuti di meditazione al giorno si possono diminuire i sintomi dell’ansia e della depressione.

“Molte persone utilizzano la meditazione, ma tale pratica non viene considerata parte della terapia medica convenzionale in nessun caso”, afferma Madhav Goyal, medico specializzato in Medicina per la Salute Pubblica, assistente presso il Dipartimento di Medicina Generale Interna della Johns Hopkins University School of Medicine e direttore di uno studio pubblicato online il 6 gennaio nel Journal of the American Medical Association, Internal Medicine. “Ma dal nostro studio risulta che la meditazione darebbe sollievo ai sintomi dell’ansia e della depressione nella stessa misura degli antidepressivi, come rilevato da altri studi”. Non vi erano infatti forme evidenti di ansia o depressione ordinarie nei pazienti.

La nostra unità – Serie: Superare le divisioni

Marijn Gijsbers – Olanda

Cosa può essere fatto per superare quegli ostacoli, apparentemente insormontabili, che hanno diviso le varie tradizioni teosofiche per così tanto tempo?

La risposta a questa domanda è sia molto semplice sia impegnativa. Semplice perché se tutti riuscissimo a vivere la Teosofia non ci sarebbero divisioni, solo unità. E impegnativa perché comprendere la Teosofia è una cosa, praticarla quotidianamente è un’altra.

Ora cerchiamo di essere chiari riguardo a un punto: quando dico Teosofia intendo quella che ci è stata portata dai Maestri e da H.P.B.

La nostra unità – Serie: Speranza e responsabilità

Jonathan Colbert - Stati Uniti

Unità e solidarietà – Speranza e responsabilità

“L’unione fa sempre la forza e, poiché al giorno d’oggi l’Occultismo sembra una “Impresa Disperata”, l’unione e la cooperazione sono indispensabili. Infatti, l’unione implica una concentrazione di forza vitale e magnetica contro le correnti ostili del pregiudizio e del fanatismo.”

Mahatma K.H., Le Lettere dei Mahatma ad A.P. Sinnett, primo volume, pag. 75.

Per la serie “La nostra unità”

John Roberts – Stati Uniti

L’uno attraverso il molteplice, il molteplice attraverso l’uno


TEOSOFIA
Una filosofia vivente per l’umanità
Volume VIII
n. 6 (48) – Marzo-Aprile 1952

Il riconoscimento di ciò che è Teosofia pura – la filosofia della spiegazione razionale delle cose e non i principi – è della più vitale importanza nella Società [Teosofica] in quanto essa sola può fornire la luce di quel faro che serve per guidare l’umanità nel suo vero cammino. (H.P.B. nel suo Primo Messaggio ai Teosofi Americani, 1888).

Per la serie “La nostra unità”

John Algeo – Stati Uniti

Quando osserviamo il mondo vediamo – non unità ma divisione – non solo diversità, ma disarmonia. Vediamo un antagonismo aggressivo tra nazioni, religioni, settori particolari di religioni, razze, gruppi etnici ed individui. Può il concetto di unità riconciliare questa apparente disunione?

Il Merriam-Webster’s 11th Collegiate Dictionary, tra le altre accezioni, definisce l’“unità” come “condizione di armonia” e “totalità di parti correlate: entità che è un insieme complesso o sistematico”. Tali accezioni non escludono la diversità dal concetto di “unità”; ma la implicano. Il contrario di una piccola verità è una falsità, il contrario di una grande verità è una verità ancor più grande. L’unità è la verità più grande di tutte.

Nel “Proemio” a La Dottrina Segreta (1:14-20), Blavatsky scrive che “il primo assioma fondamentale della Dottrina Segreta è … una Essenza — Unica Assoluta… L' ‘Universo Manifestato’ … è pervaso dalla dualità che è, per così dire, l'essenza stessa della sua EX-istenza come ‘Manifestazione’. Ma … i poli opposti del Soggetto e dell'Oggetto, dello Spirito e della Materia, non sono altro che aspetti dell'Unica Unità nella quale sono sintetizzati”.

La parola “unità” deriva, tramite il francese antico, dal latino “unus”, che significa “uno”, che a sua volta è collegato sia all’Indo-Europeo - l’antenato delle lingue tra cui l’inglese e la maggior parte di quelle europee - sia a molte di quelle indiane. Perciò “unità” non è un concetto moderno, non è l’ultimo venuto, ma piuttosto un’idea ed una nozione antiche. E’ parte e fondamento stesso dell’Antica Saggezza della Teosofia.

E’ quindi assolutamente appropriato che il Theosophy Forward abbia una sezione dedicata a “La Nostra Unità”. Procediamo dunque, noi teosofi, uniti gli uni agli altri e con tutta la gente di ogni dove, in quello spirito di unità universale (ovvero di un unico mondo) che la Teosofia riconosce come il concetto di base che sottostà a tutto ciò che esiste.

Link to English version:
http://www.theosophyforward.com/index.php/theosophy/1079-our-unity--series.html

Per la serie “La nostra unità”

Nicholas Weeks – Stati Uniti

L’aura degli esseri tutti

Sarebbe un errore che l’obiettivo dei nostri sforzi comuni fosse quello di creare unità tra i membri dei Gruppi Teosofici. Sarebbe una forma di egocentrismo di gruppo. I teosofi (come tutta l’umanità) sono già un’unità in sé.

Per formare e mantenere, nel mondo esteriore, un nucleo di Fratellanza Universale, il nostro intento deve andare oltre la famiglia teosofica. Facciamo sì che il nostro sforzo sia quello di parlare, agire e pensare l’unità per tutti gli esseri, umani e non, qui e in tutti i regni dello spazio. La grande apertura di questo atteggiamento non esclude creatura alcuna dall’aura che comprende tutti gli esseri.

In breve, non si deve prestare attenzione ai Teosofi solo in quanto tali, ma perché anche loro, come il resto dell’umanità, sono scintille del divino in umana veste.

Per la serie “La nostra unità”

Dorothy Bell – Australia

Cosa credete che possa essere fatto affinché ci sia più comprensione tra le varie tradizioni teosofiche, per superare gli ostacoli apparentemente insormontabili che le hanno divise per così tanto tempo? Cosa potete aggiungere di positivo, voi individualmente o con il vostro gruppo, a questo processo?

Le tradizioni spirituali e religiose sono il prodotto del loro passato, in termini di cambiamento e di continuità. Ciascuno tende a ricreare se stesso, nel tempo, in generazioni successive, preservando e perfino solidificando il modello originale in strutture, credi e metodi. I membri di solito hanno legami karmici ed fanno un investimento emotivo in quella tradizione che scelgono o nella quale sono nati.

La Dottrina dell’occhio e la Dottrina del cuore

Da uno studente

Maestro, che cosa farò per giungere alla Sapienza?

Cosa, o Saggio, per raggiungere la perfezione?

Cerca i Sentieri. Ma, o Lanu, sia puro il tuo cuore prima d’incominciare il viaggio.
Prima di muovere un passo, impara a distinguere il vero dal falso, l’effimero dall’imperituro. Sopra tutto impara a distinguere la scienza del cervello dalla Sapienza dell’Anima,
la Dottrina dell’“Occhio” da quella del “Cuore”.

da La Voce del Silenzio, 109-111

Allo studente che cerca la conoscenza del sentiero che porta verso la saggezza e la perfezione, l’insegnante risponde distinguendo tra l’apprendimento intellettuale e la saggezza dell’anima ed evidenziando l’importanza della pulizia o della purificazione del “cuore”. La distinzione tra apprendimento intellettuale e saggezza dell’anima, fondamentale nell’insegnamento del testo sacro La Voce del Silenzio, viene espressa con metafore quali “la dottrina dell’occhio” e “la dottrina del cuore”. Le due espressioni si possono spiegare secondo vari livelli di sviluppo umano, dalle sublimi opportunità di un essere illuminato, all’approccio ordinario al sapere, ai doveri dell’umana esistenza.