Empatia in azione: La conoscenza di sé nasce dalle azioni amorevoli

Kenneth Small – U.S.A

KEN apple 

Con alcuni commentari basati su La Voce del Silenzio di Helena Blavatsky 

“La Conoscenza di Sé nasce dalle opere d’amore” (1) 

In un recente editoriale di un quotidiano (settembre 2025), l'autore ha sostenuto, come campanello d'allarme, la seguente affermazione: "Non esprimete empatia senza azione". Si tratta di un'intuizione attuale, applicabile alle odierne condizioni mondiali conflittuali, piene di idee contrastanti, polarizzanti e in competizione, in gran parte motivate dalla corsa al potere personale. Al contrario, potremmo dire che è fondamentale "non agire senza empatia". Riflettendo su questo dilemma, quali intuizioni più complete possono offrire le Tradizioni di Saggezza per comprendere "l'empatia in azione" oggi?  

La Voce del Silenzio, un classico tra i trattati mistici, offre intuizioni più profonde, a volte paradossali, nel linguaggio poetico e negli aforismi diretti:  

“Semina atti di bontà e ne raccoglierai i frutti. Non compiere un atto di pietà è compiere un peccato mortale. Così dice il Saggio. Ti asterrai tu dall’azione? Non così sarà liberata l’anima tua. Per raggiungere il Nirvana si deve raggiungere la Conoscenza di Sé e la Conoscenza di Sé nasce dalle opere d’amore” (1).  

  • Riscritto in prosa e semplificando: 
  • La gentilezza porta gli stessi risultati qualitativi, ovvero più gentilezza. Come ha spesso ripetuto il Dalai Lama: "La gentilezza è la mia religione".L'empatia o la compassione, se non sono accompagnate dall’azione (interiore o esteriore), sono incomplete. Quando si sposano con l'azione, una nuova "libertà dell'anima" sorge spontaneamente. 
  • Il Risveglio Ultimo (Nirvana) o anche perfino la sua manifestazione come attimi improvvisi e momenti di "esperienza di picco" numinose (sinderesi) nasce dalla "Conoscenza di Sé", ma questo è un tipo speciale di Conoscenza di Sé che è tutt’uno con compassione in azione (azioni amorevoli). 

Analizzando più a fondo queste poche righe e il loro significato, troviamo una serie di aforismi essenziali, semplici ma profondi:  

  1. Gli atti di gentilezza hanno una fruizione qualitativa che beneficia il tutto, che va oltre la nostra limitata consapevolezza dell'ego. Le nostre azioni e attività sono più grandi di quanto possiamo vedere o conoscere. Comprendere e vedere chiaramente richiede la necessità di uno "specchio" molto esteso che rifletta su di noi la necessaria intuizione. Come possiamo invocare questo "specchio più grande", spesso definito nelle Tradizioni di Saggezza "sé superiore" o "sé altruistico" nello Zen? Come affermato altrove ne La Voce del Silenzio, abbiamo bisogno di "ampiezza, profondità e punti" per guidarci; ampiezza di Visione, profondità di consapevolezza, con "picchi" di intuizione superiore risvegliata o "buddhi". Questo processo di "rispecchiamento espanso" richiede quiete, tempi e silenzio per essere nutrito. La "conoscenza di sé" sorge spontaneamente quando ci si impegna in "attività altruistiche".
  2. Ci possono essere situazioni che invitano all'azione compassionevole anche negli eventi più trascurabili della nostra giornata, dal lavare i piatti all'innaffiare il giardino. Essere aperti a queste opportunità rivoluzionarie senza alcuna aspettativa di risultato apre la porta a una consapevolezza interiore più liminale e "Risvegliata". Ignorarle e trascurarle porta a una reazione karmica che ha una conseguenza regressiva vincolante per il tutto. C'è una maggiore prenezza da scoprire nel presente se siamo genuinamente uno con ogni momento senza tempo.
  3. Tirarsi indietro dall’azione compassionevole in base a una visione dell’ego – con il suo “bozzolo” autoisolante – e fissata sulla paura e sul “è troppo rischioso per me”, inibisce e compromette le condizioni necessarie per una vera “libertà” o “liberazione”.
  4. Il Nirvana – l'unione suprema con la nostra Fonte spirituale – richiede la "conoscenza di sé". Bilanciare "testa" e "cuore" è essenziale nel cammino per il Risveglio interiore verso la nostra Fonte profonda. Questa "conoscenza di sé" dischiude opportunità negli eventi ordinari della nostra vita quotidiana. Non è necessario nulla di straordinario o paranormale. Un fiore può aprire una prospettiva di gioia infinita.
  5. La "conoscenza di sé" equivale all’"attività compassionevole" e non al mero "apprendimento intellettuale". Compiere un'azione compassionevole durante le nostre attività quotidiane favorisce un equilibrio tra l’apprendimento intellettuale e quello del cuore. La memorizzazione e lo studio concettuale non sono sufficienti per raggiungere le profondità della nostra psiche umana e di quella degli altri. Andare oltre i semplici limiti del cervello e della mente rientra nel nostro potenziale innato.
  6. Nutrire la motivazione altruistica è il punto cardine della trasformazione interiore sul sentiero del Risveglio interiore, l'essenza centrale delle Tradizioni di Saggezza. Come disse lo psicologo del profondo Carl Jung: "... quando l'amore si ritira, il potere avanza"; ed è vero anche l’inverso: dove è presente l'amore incondizionato, le "ossessioni di potere personale" si dissolvono. Questo vale non solo esteriormente ma anche nella psiche di ogni persona.
  7. Attraverso la meditazione in azione e la profonda motivazione a favore di un maggiore beneficio per l'umanità e per la vita tutts, il Viandante taglia fuori queste dinamiche regressive di "potere". All'interno delle dinamiche intergruppo, questa è la "forza" lievitante della vera diplomazia che apre la strada alla dissoluzione del rigido protezionismo, aprendo le porte a una risoluzione armoniosa dei conflitti. Riconoscere ogni traccia di “vergogna di sé” dissolve il capro espiatorio pregiudizievole, l’incolpare “l’altro” che è considerato rinnegato, evitato e rifiutato, portando armonia nelle relazioni sia personali sia in quelle spesso nascoste all’interno del gruppo più ampio.
  8. "La conoscenza di sé è figlia delle azioni amorevoli" (2). La conoscenza di sé nasce spontaneamente da una motivazione altruistica profondamente coinvolta. Questa si manifesta concretamente nelle nostre attività quotidiane, quando interagiamo con il mendicante senzatetto, il commesso, l'autista dell'autobus, il contadino, il giardiniere e il benzinaio, che diventano emissari della saggezza e della compassione del Bodhisattva, verso cui possiamo essere ricettivi e con cui possiamo interagire. Un amico, in preda alla frenesia e quasi correndo attraverso il centro città per raggiungere quello che pensava fosse un importante appuntamento durante la sua pausa dal lavoro, incontrò un mendicante senzatetto, i cui occhi selvaggi catturarono la sua attenzione; le parole di questo indigente lo colpirono: "Ciò a cui resistiamo persiste". Stordito, rendendosi conto di aver perso completamente il suo centro, rallentò il passo e si guardò intorno, sentendosi redento in quel momento sublime dal messaggio "bodhisattvico" del senzatetto. Fece una pausa, respirò profondamente, lasciò andare lo “stress” e, con una nuova calma, continuò il suo cammino, più Sveglio. Da qui la verità lapalissiana che “il percorso di chela [discepolato] è una questione di essere, non di parlare di essere” (2). 

Gradualmente, la Visione interiore del Viandante si sposta dall'aspetto esteriore e dall'avere, dall’ottenere "cose" o persino dall'insaziabile desiderio di mere "informazioni" e "semplici fatti", alla fiducia interiore di nutrire quella qualità unica dell'essere che si allinea con l'attività compassionevole. Esprimere compassione nelle attività quotidiane porta a coinvolgere sempre di più ciò che spesso viene evitato e rifiutato. Questo si riflette sia internamente sia esteriormente nella nostra vita, crescendo in modo organico e naturale.  

La seguente storia sufi racconta questo cambiamento di visione del Viandante, da un "sé" limitato a un "Sé altruistico", lungo il cammino del Risveglio:  

Ricordate la bellissima leggenda sufi su come l'Anima, vagando alla ricerca della verità, giunse infine alla Casa di Dio e bussò all’ingresso? Come risposta, un tuono risuonò negli spazi del Cielo e Dio esclamò: ‘Chi sei?’. E l'Anima rispose: ‘Io’. E Dio rispose: ‘Non conosco Io’. Poi l'Anima vagò di nuovo per molte ere nella tribolazione e nel dolore, e infine tornò e bussò ancora una volta al portale della Casa di Dio. E la voce di Dio chiese: ‘Chi sei?’. E l'Anima: ‘Tu’. E la voce di Dio allora rispose e disse: ‘Entra in ciò che è tuo, perché siamo Uno’”. Nessuna distinzione tra Io e Tu: una bellissima leggenda che incarna uno dei concetti più profondi dell'antica saggezza. (3) 

Fonti  

  1. Blavatsky, H.P., La Voce del Silenzio, p. 57, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2012.
  2. de Purucker, G., The Esoteric Path, p. 59.
  3. Tratto da G. de Purucker, Fundamentals of the Esoteric Philosophy, p. 226.