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Il ciclo di forza, giustizia e unità  

Douglas Keene – USA

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Douglas Keene, che l’anno scorso è succeduto a Barbara Hebert come Presidente della Società Teosofica in America

Quando consideriamo il rapporto tra forza e unità, dobbiamo considerare anche la giustizia, perché quest’ultima è un risultato della forza e porta all’unità. In effetti, ciascuna qualità può essere vista come un ponte essenziale nel ciclo: la forza che porta alla giustizia, la giustizia che porta all’unità e, infine, l’unità che ritorna alla forza. L'amore è il collante che mantiene la ruota allineata. Ogni volta che vi è giustizia, la forza e l’unità aumentano. Quando la forza si manifesta, la giustizia è possibile. Quando vediamo forza e giustizia, di solito segue l’unità.

Helena Blavatsky, una dei tre co-fondatori della Società Teosofica, scrive nel suo libro La Chiave della Teosofia: "Tra tutti gli obiettivi della Teosofia i più importanti sono quelli che possono portare al sollievo della sofferenza sotto ogni aspetto, morale oltre che fisico".

Rendere pratica la Teosofia nel mondo è un imperativo diretto. Ciò può manifestarsi attraverso la forza delle intenzioni morali e l’attuazione della giustizia e della compassione. Potremmo avere la sensazione che i governi non agiscano in nostro nome, ma allora siamo obbligati a fare scelte per sostituire chi è al potere, soprattutto nelle democrazie. Naturalmente, ciò non è possibile a livello individuale ma, unendoci ad altri che la pensano allo stesso modo, possono verificarsi dei cambiamenti.  

Non dovremmo sottovalutare la nostra influenza, perché molte persone sono alla ricerca di una voce chiara ed esperta che le guidi. Possiamo anche esaminare le nostre azioni sul luogo di lavoro e all’interno della famiglia e riflettere sulle ragioni che ci portano a comportarci in un certo modo. Sono altruiste o c’è qualche motivazione nascosta che può essere a nostro vantaggio? Dovremmo tentare di liberarci dai filtri dell’interesse personale. Dobbiamo lottare per la purezza e l'altruismo, prima con noi stessi e poi per aiutare gli altri.

Quando parliamo di giustizia, cosa intendiamo esattamente? Rispetto delle leggi umane e del governo? Oppure esiste un codice morale più elevato che dobbiamo seguire? Martin Luther King ha affermato: "L’ingiustizia che si verifica in un luogo minaccia la giustizia ovunque. Siamo presi in una rete di reciprocità alla quale non possiamo sfuggire, avvolti da un'unica trama del destino. Tutto ciò che colpisce uno direttamente colpisce tutti indirettamente".

Si tratta di una mera iperbole retorica, o è esatto affermare che ogni ingiustizia non è solo una minaccia per il bene più grande, ma diminuisce la nostra posizione e direzione morale?

La forza, ovviamente, può essere usata positivamente o negativamente. Blaise Pascal ha scritto che "la giustizia e il potere devono essere riuniti, affinché tutto ciò che è giusto possa essere potente, e tutto ciò che è potente possa essere giusto".

Come possiamo implementare il potere in un ambiente giusto? Possiamo lasciarlo ai tribunali come nostri rappresentanti in campo giuridico o lo applichiamo anche alle nostre decisioni nella vita quotidiana? La giustizia può essere soggettiva e variare in base alla prospettiva.

Helena Blavatsky ha scritto un breve testo, intitolato The Golden Stairs [I Gradini d’Oro] per il suo gruppo ristretto di studenti. Esso riassume le direttive per una vita spirituale. Il dodicesimo passo è la "difesa coraggiosa di coloro che vengono ingiustamente attaccati".

Dobbiamo difendere coloro che sono perseguitati e attaccati ingiustamente. È in voga impegnarsi in una “politica dell’identità” in cui un gruppo sociale lotta per i propri diritti nel nostro sistema socio-politico. Pertanto, è raro sentire parlare di diritti dei gay, delle donne, delle minoranze e simili. In realtà, tutti questi sono diritti umani ai quali l’intera umanità morale dovrebbe dedicarsi.

Dobbiamo intervenire quando i diritti degli altri vengono violati, perché c’è maggiore forza, nell’unità e il giudizio deve essere imparziale verso tutti.

Questa espressione universale della vita e il fatto che siamo tutti collegati in un senso profondamente spirituale, ci fanno capire che qualsiasi danno al singolo colpisce anche il tutto. Al contrario, la condivisione dell’amore, della compassione e della gioia eleva gli altri direttamente o indirettamente.

Forse questo sentimento è espresso al meglio da Annie Besant, una delle prime autrici teosofiche e secondo Presidente Internazionale della S.T. Nel suo libro The Riddle of Life (capitolo 1, pagina 3) scrive: "Nella morale, la Teosofia fonda i suoi insegnamenti sull'unità, vedendo in ogni forma l'espressione di una vita comune, e quindi ciò che ferisce uno ferisce tutti. Fare del male, cioè gettare veleno nella linfa vitale dell’umanità, è un crimine contro l’unità”.

Evitiamo tutti questo veleno che è un crimine contro l’unità e troviamo la forza di dispensare giustizia in tutto il mondo.

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Giovedì 4 gennaio, durante l'ultima Convenzione Internazionale tenutasi ad Adyar, Douglas Keene ha partecipato a un'interessante sessione di domande e risposte con Tim Boyd, Deepa Padhi e Pradeep Gohil

Clicca sulla foto qui sotto, scattata in quell’occasione, per guardarla

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